TORINO. Il secolo volge al termine e da qualche tempo un gruppo di liceali del Massimo D'Azeglio amanti della ginnastica e del ciclismo comincia a seguire con interesse un nuovo e affascinante sport proveniente dalla lontana Inghilterra: il football.
Tra via Gioia, via Parini e corso Re Umberto, su una panchina all'angolo con Corso Vittorio Emanuele, alcuni di questi ragazzi iniziano ad accarezzare l'idea di fondare una vera e propria squadra e così, come spesso è accaduto anche a noi, fioccano i primi nomi. Alcuni sono improbabili come "Iris Club", altri altisonanti come "Società Polisportiva Augusta Taurinorum". Il latino come prevedibile la fa da padrona, ma la ricerca di un nome breve e accattivante sembra essere vana… finché tra i ragazzi scocca la scintilla: JUVENTUS! Un nome accolto subito con entusiasmo anche se il solito bastian contrario ha da ridire: “Come faremo a chiamarci Juventus quando non saremo più così giovani?”; ma già ci sembra di sentire pronta la risposta: ”Lo sport è eternamente giovane e allena lo spirito a rimanere tale: Juventus! Andrà benissimo”.
Ignari della portata storica di quanto sta accadendo, i due fratelli Canfari, Eugenio ed Enrico, figli di un rivenditore e riparatore di biciclette, offrono l'officina del padre per quella che sarà la riunione costitutiva della società.
Si fa tutto per bene lì, in corso Re Umberto 42: viene anche approvato lo statuto societario con tanto di quota associativa, fissata in una lira al mese, ma si tratta di un “cifrone” che alcuni non sono in grado di sostenere. In fondo il più vecchio di loro ha appena diciassette anni e i soldi, si sa, non crescono sotto gli alberi, specie nel 1897.
Malgrado qualche dolorosa rinuncia però la riunione va avanti e finalmente il presidente viene eletto, e come prevedibile si tratta di Eugenio Canfari... il padrone di casa. Lui non lo sa ma sarà il primo della lunga storia bianconera. Canfari, oltre al fratello chiama così a raccolta i fondatori rimasti, tra cui Malvano, Chiapirone, i fratelli Nicola, Armano, Donna, Ferrero, Cibezzi e Botto, nipote di Galileo Ferraris… sì proprio quello dei campi magnetici rotanti…
Il denaro non è molto ma consente di partire e i ragazzi, dopo qualche sistemazione temporanea, riescono a rimediare una sede sociale in una specie di magazzino della Crocetta, nel cortile di Via Piazzi 4, da “arredare” con qualche tavolaccio e attrezzo ginnico di seconda mano, ma soprattutto con un pallone vero, rimediato nella bottega di vestiti di un certo Jordan, in via Barbaroux..
Insomma, ora non manca quasi nulla.... serve solo un avversario da sfidare!
NASCE COSI' LO SPORT-CLUB JUVENTUS, DALL' IDEA SCATURITA SU UNA PANCHINA DAVANTI AL CAFFE' PLATTI, IL 1° NOVEMBRE 1897. |